Meditazione: non solo in Oriente

Gabriele Bosi
3 min readAug 8, 2024

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Sant’Ignazio di Loyola, autore degli “Esercizi spirituali”

Articolo uscito sul numero 21 del settimanale “Toscana Oggi” (2 Giugno 2024)

In Occidente il termine “meditazione” rimanda di solito alle pratiche spirituali delle religioni orientali, in particolar modo a tecniche mentali e fisiche che permettono di approfondire la propria interiorità e di distaccarsi dal mondo circostante.

In realtà, se intesa come un processo di riflessione interiore, di analisi critica del proprio sé e di un ascolto che supera il rumore circostante per andare oltre la contingenza, non è difficile individuare anche nelle principali religioni monoteiste la presenza di tradizioni e di insegnamenti che possono essere associati alla pratica meditativa.

Questa è la tesi del libro “Vie della meditazione. Ebraismo, Cristianesimo e Islam”, a cura di Paolo Branca, Federica Dal Bo e Valentina Duca (272 pag., 20€) pubblicato da Laterza.

L’intento del libro è quello di svelare al lettore l’attenzione che anche le tre religioni monoteiste hanno dedicato a una spiritualità interiore non limitata all’osservanza di precetti e regole formali, ma pienamente in grado di attingere all’esperienza del divino percorrendo vie originali.

Ciascuno dei tre autori dedica a Ebraismo, Cristianesimo e Islam un capitolo di approfondimento, scegliendo di mettere al centro i protagonisti del pensiero teologico e filosofico di ciascuna religione e ricostruendo così una sorta di “storia della spiritualità interiore” di queste grandi tradizioni.

Per il Cristianesimo, spiega Valentina Duca, la pratica meditativa è diversa da quella orientale perché non finalizzata alla riconnessione con un Assoluto astratto ma piuttosto alla relazione con un “Tu” personale.
La preghiera, lo studio delle Scritture, la riflessione interiore in relazione al messaggio di Gesù, hanno da sempre rappresentato una sorta di “ascesi della mente” necessaria alla ricerca dell’unione con Dio.
E’ quella “contemplazione”, com’è stata definita dai teologi, che implica “un’esperienza di grazia, di dono. E’ Dio, infatti, che in quel silenzio si dà”.

Federico Dal Bo approfondisce la ricca cultura ebraica, dove non esiste un termine specifico per esprimere il concetto di meditazione. E’ piuttosto la preghiera e “l’intenzione del cuore” che la accompagna, a rappresentare un passaggio di purificazione in relazione a Dio.
Sarà soprattutto con la mistica ebraica medievale definita Qabbalah (“ricezione”, “tradizione”) che sarà sviluppato un pensiero fecondo il quale, attraverso la speculazione, la meditazione e la pratica, pone l’esigenza di un rapporto più diretto con il divino, a partire dai rituali tradizionali ma non esaurendosi in essi. Ad accompagnare il perfezionamento individuale è sempre presente l’arricchimento che questo comporta per tutta la comunità.
Il capitolo accompagna l’evoluzione del rapporto tra Qabbalah e cultura contemporanea, anche oltre i confini dello Stato d’Israele.

Di Islam si occupa invece Paolo Branca, che studia in modo particolare il Sufismo, tradizione mistica a tratti esoterica della cultura islamica, alla base non solo della filosofia ma anche di una importantissima produzione poetico-letteraria.
Derivato dal termine “suf” (“lana” e quindi “saio”), il Sufismo comportava forme di ascesi e di rinuncia materiale, offrendo una sapienza connessa al cuore più che alla ragione formale. Organizzato in cerchie di confratelli riunite intorno a un maestro, i Sufi hanno indagato una “unione con Dio” che in alcuni momenti è stata tacciata di eresia, anche per il ricorso a simboli “scandalosi” come quello dell’ebbrezza da vino.

Questo libro è ricco non solo di autori, citazioni e riferimenti filosofici espressi con chiarezza, ma offre anche i riferimenti ai luoghi sacri che compongono una sorta di “mappa spirituale” di ciascuna delle tre religioni monoteiste.

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Gabriele Bosi
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Written by Gabriele Bosi

40 anni. Collaboratore del settimanale "Toscana Oggi"

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