Le vite dei Santi stiliti, al di sopra del mondo

Gabriele Bosi
3 min readMar 10, 2024

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San Simeone il Vecchio

A partire dai primi decenni del V secolo d. C. nella regione della Siria, in quella parte orientale dell’Impero romano che diventerà Impero Bizantino, iniziò a diffondersi una pratica ascetica particolarmente dura che acquisì nel tempo una certa diffusione: quella messa in atto dai monaci “stiliti” che, come indica il nome, si ritiravano a pregare e a vivere per il resto della propria esistenza sulla cima di una colonna.

Al racconto di questa antica pratica e alla vita dei suoi rappresentanti più importanti ha dedicato un libro Laura Franco, docente presso l’Università di Tor Vergata, dal titolo “Al di sopra del mondo. Vite di santi stiliti” (Einaudi, 252 pag., 28€).

Il libro, molto accurato ma accessibile a tutti, cerca innanzi tutto di ricostruire le origini di questo antico metodo ascetico approfondendo il contesto in cui nacque.

La Sira del tempo era una regione complessa, resa ricca dai commerci e costellata da città importanti le cui rovine sono arrivate fino a noi. Una terra in cui Cristianesimo e paganesimo convissero a lungo, fino al prevalere del primo con la diffusione degli anacoreti nel deserto e dei monasteri cenobitici che raggiunsero il massimo splendore tra V e VI secolo.

Attraversata da dispute accese sulle questioni di fede (pensiamo al monofisismo o al movimento iconoclasta) la spiritualità siriaca fu contraddistinta fin dal principio da una forte vocazione ascetica, con pratiche estreme almeno per il nostro giudizio: una sorta di “palestra” fisica e quindi spirituale, in linea con l’etimologia della parola greca “ascesi” che deriva proprio dal verbo “ascheo” che significa “fare esercizio fisico”.

Ad influenzare la scelta di vita degli stiliti possono aver contribuito alcune influenze precristiane, come nel caso del valore sacrale che veniva attribuito dai pagani a colonne o a monoliti, simboli di elevazione spirituale in quanto assi di congiunzione tra terra e cielo.

Come si può osservare nelle bellissime immagini che corredano il libro, questi Santi sono rappresentati come una sorta di statue viventi sul modello degli antichi monumenti dedicati all’Imperatore romano: dall’alto della propria posizione, questi monaci sono un esempio visivo non di potere temporale ma di abnegazione nella fede, monito morale e punto di riferimento per i credenti.

Pur ricercando isolamento e mortificazione fisica nell’ascesi, gli stiliti non poterono evitare di raggiungere notorietà e grande attenzione popolare, attirando intorno a sé comunità monastiche e anche laici pronti a mettersi a disposizione per soddisfare le loro basilari necessità.

Mantenendo un approccio schivo e spesso respingente, gli stiliti interagirono dalla propria colonna attraverso benedizioni, conversioni, esorcismi e il compimento di veri e propri miracoli. Talvolta chiamati in causa dal potere temporale, i loro giudizi divennero necessari per dirimere complesse controversie.

Grazie alle numerose fonti che ci sono pervenute, l’autrice ricostruisce le vite dei più importanti protagonisti di questo movimento spirituale, dedicando un capitolo a ciascuno di essi: Simeone il Vecchio, Daniele, Simeone il Giovane, Alipio, Luca e Lazzaro di Galesio.

Ne emerge un quadro articolato e affascinante su un Cristianesimo antico e in parte stravagante ai nostri occhi contemporanei ma la cui storia e la cui eredità è giunta fino alla nostra epoca nella letteratura, nella poesia, nell’arte e perfino nel cinema: l’ultimo capitolo del libro è proprio dedicato alla presenza degli stiliti nelle opere di autori come Rilke o Kavafis, nel cinema di Bunuel e perfino di Mario Monicelli.

Forse come simbolo e metafora del tentativo umano di elevazione spirituale, con sempre presente il rischio della caduta, le antiche storie degli stiliti hanno evidentemente qualcosa da dirci ancora oggi.

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Gabriele Bosi
Gabriele Bosi

Written by Gabriele Bosi

40 anni. Collaboratore del settimanale "Toscana Oggi"

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