La sfida (esistenziale) del Partito democratico
Dopo ogni sconfitta elettorale torna il dilemma se il Pd abbia ancora ragione di esistere o meno.
E’ un dibattito ciclico, aperto dal 2007 a oggi, e che vede da un lato la partecipazione di chi ha tutto l’interesse a spiegarci che dobbiamo “andare oltre”, e dall’altra i dubbi di chi sinceramente si interroga sulla funzione che il nostro Partito può esercitare nel Paese.
La mia riposta è ancora una volta: sì, il Pd serve e deve continuare il suo lavoro.
Nonostante i numerosi errori e le sconfitte, che in politica accadono, i dati ci dicono come il Pd sia ancora oggi il punto di riferimento di milioni di italiani.
Certamente, oggi siamo di fronte a una sfida inedita e non possiamo nascondercelo.
Cinque anni dopo il famoso 18,7% e dopo aver sperimentato un nuovo corso e nuove Segreterie politiche, ci troviamo di nuovo intorno a quelle cifre percentuali, per di più con un milione di voti assoluti in meno.
In più, per la prima volta, il nostro progetto è seriamente messo in discussione da altre forze: a sinistra dal M5S, che è ormai percepito come un partito dell’area progressista (nonostante il Conte 1); al centro, dalla formazione Renzi-Calenda, che aspira a rappresentare un’area di riformismo radicale.
Allora la sfida dei prossimi anni sarà questa: dimostrare che il Pd è un progetto ancora valido, con la sua ambizione di rappresentare al proprio interne le anime del Centrosinistra italiano e una proposta credibile di governo del Paese.
Non sarà una sfida semplice, anche stando all’opposizione.
Per affrontarla servirà soprattutto avere idee e posizioni chiare, che non siano ricavate dalla nostra semplice contrarietà a quelle degli altri (com’è successo spesso in questa campagna elettorale), ma piuttosto dalla fondamentale risposta alla domanda su chi vogliamo rappresentare.
Non serviranno, invece, né ripiegamenti identitari nostalgici o semplicistici (“ripartiamo dai Circoli/dalla base/dalla comunità/dalle periferie, ecc.”), né Congressi basati sulla competizione di leadership senza contenuto.
Sarà una partita difficile, delicata, e sta a noi giocarla nel modo migliore, nell’interesse non soltanto del nostro partito ma anche e soprattutto di quella parte di Paese in cerca di un’alternativa all’azione di governo della Destra che vedremo dispiegarsi nei prossimi giorni.
Noi ci saremo.
Aggiungo, per concludere, alcune considerazioni che riguardano il nostro territorio pratese.
Leggo, da Destra, legittime aspettative sulle prossime elezioni Amministrative.
Ricordo a loro e a tutti noi che nel 2019 i cittadini pratesi hanno dimostrato di votare con attenzione, in base alla posta in gioco: se allora alle Europee prevalse la Destra, nello stesso giorno alle Amministrative vinse il Centrosinistra e Matteo Biffoni.
Questo non vuol dire, e lo dico alla mia parte politica, derubricare questo dato elettorale come ininfluente: è il segnale che anche le prossime elezioni non sono scontate e che sta al Pd e a tutti noi impostare bene il percorso che ci dovrà portare verso la scelta del prossimo Sindaco.
Quelle mappe elettorali quasi completamente blu di Prato e dei Comuni della nostra provincia ci dicono che niente ormai è acquisito per sempre, da nessuna parte.