Il Nuovo Testamento e la “Legge del desiderio” secondo Massimo Recalcati
Articolo uscito sul numero 34 del settimanale “Toscana Oggi” (22 Settembre 2024)
Nella nota parabola sui talenti, contenuta nel Vangelo di Matteo, il padrone condanna il servo che a differenza dei colleghi non ha voluto o saputo far fruttare la moneta che gli è stata donata.
La parabola, com’è subito evidente, non ha un valore meramente materiale quanto piuttosto escatologico: nella conclusione della storia, infatti, il padrone intima di gettare il servo “nelle tenebre”, là dove “sarà pianto e stridore di denti”.
Qual è il motivo di una condanna così severa? Quale peccato ha commesso questo servo incapace di far fruttare il proprio talento?
Prova a fornirci una possibile interpretazione in proposito lo psicoanalista Massimo Recalcati nel suo nuovo libro dal titolo “La Legge del desiderio” (Einaudi, 482 pag., 22€).
Con questo volume Recalcati intende approfondire non una singola parabola ma l’intero Nuovo Testamento, portando avanti il suo lavoro di ricerca sulle radici bibliche della psicoanalisi iniziato con il libro “La Legge della parola”, uscito sempre per Einaudi nel 2022 e dedicato all’Antico Testamento.
L’autore porta così a termine la sua riflessione sul testo biblico, un lavoro laico e scientifico che riconosce grande importanza alla Bibbia nella definizione e nell’approfondimento di ciò che ci caratterizza come esseri umani, anche alla luce della moderna psicoanalisi.
Avvalendosi del lavoro di altri studiosi che lo hanno preceduto in questa esegesi, in particolare di Jacques Lacan, Recalcati ritiene che il messaggio rivoluzionario offerto dalla testimonianza dei Vangeli contenga quella che definisce come la “Legge del desiderio”.
Per evitare fraintendimenti l’autore specifica fin da subito cosa intenda con “desiderio”: non certamente la pulsione umana orientata a perseguire banalmente ciò che piace, quanto piuttosto una disposizione di apertura nei confronti della pienezza della vita, una “vita viva” come scrive, liberata dall’idolatria del narcisismo, che si apre all’incontro con l’altro e che trova nell’amore il proprio compimento.
La Legge proposta da Gesù, spiega l’autore, non si accontenta di un dispositivo rigido costituito da precetti e da divieti; proprio su questo punto, come raccontano i Vangeli, si dovrà infatti confrontare con alcuni pedanti interpreti di una Legge vissuta soltanto come un elenco di prescrizioni.
Da una parte il suo messaggio è ancora più esigente (“avete udito che fu detto […] ma io vi dico”), dall’altra intende mettere al centro l’uomo e non il singolo precetto. Lo vediamo ad esempio nella disputa sul Sabato, piuttosto che nella riflessione su ciò che corrompe l’uomo: non il cibo impuro che ingerisce, quanto piuttosto ciò che può uscire dal proprio cuore.
In questo modo si mette da parte un’interpretazione soltanto formalistica della Legge e si valorizza l’amore per il prossimo, principio del resto già contenuto nella Legge dell’Antico Testamento, che Gesù estende fino all’amore per il nemico, fino al “farsi prossimi” nei confronti dello straniero.
Una vita che invece nega il proprio desiderio e che si rifugia in una posizione di difesa, di chiusura o di innamoramento narcisistico non può che essere arida e priva di frutti, come l’albero di fico che per questo motivo viene maledetto da Gesù.
Così si spiega anche il peccato del servo incapace di valorizzare il proprio talento, cioè il dono che ha ricevuto da Dio: un’incapacità dovuta alla paura di perdere ciò che si è acquisito, rinunciando a farlo fruttare insieme alla propria vita.
In questo senso Recalcati individua una possibile congiunzione tra il messaggio di Gesù e la riflessione della moderna psicoanalisi e su queste basi ci propone un’interpretazione del Nuovo Testamento certamente complessa e articolata, ma comunque stimolante.