Gesù, un Re ribelle
Articolo uscito sul numero 37 del settimanale “Toscana Oggi” (15 Ottobre 2023)
E’ interessante notare come la figura di Gesù non cessi di affascinare gli studiosi contemporanei, segno della forza dirompente che il suo messaggio ha esercitato nel corso della Storia e che continua a esercitare ancora oggi nella nostra cultura.
Ne è ulteriore prova l’ultimo libro dello storico Giulio Busi, specialista in Storia rinascimentale e in mistica ebraica, uscito recentemente per Mondadori: “Gesù, il Re ribelle” (20€).
In questo suo lavoro, intenso e molto documentato ma con uno stile accessibile a tutti, Busi ci introduce alla figura di Cristo attingendo direttamente ai Vangeli, senza ricorrere a testi esegetici ulteriori. E’ una scelta apparentemente semplice ma anche rilevante, perché in questo modo ci ricorda la forza rivoluzionaria contenuta in testi la cui conoscenza oggi diamo forse troppo per scontata e che invece non cessano ogni volta di stupire e interrogare il lettore.
Fin dal titolo l’autore indica l’ottica, originale, con cui ha scelto di raccontare l’insegnamento e la vita di Gesù: quella di un apparente paradosso, costituito da un lato dalla sua regalità, dall’altro dalla ribellione rappresentata dalla sua predicazione.
Si tratta di termini a prima vista contraddittori: la regalità è sinonimo di potere, autorità, quindi di stabilità; la ribellione indica invece un sovvertimento dello stato di cose esistente.
Se il suo attributo regale è reso esplicito fin dall’inizio nella genealogia con cui Matteo lo inserisce nella discendenza di Davide (l’archetipo della regalità ebraica), Giulio Busi ci racconta un Gesù niente affatto stabilizzatore ma al contrario polemico, provocatorio, capace di suscitare amore e ammirazione ma allo stesso tempo anche timore e avversione.
La sua predicazione, esplicitata non solo dalle parole ma anche dai suoi gesti, è una vera ribellione morale, cultuale, a tratti anche fisica come nel caso dei mercanti nel Tempio, contro la ricchezza, il potere, la sopraffazione, l’ipocrisia che incontra nel suo cammino.
Come nota Busi, etimologicamente il ribelle è “colui che riprende la guerra”: è la stessa guerra dei Profeti dell’Antico Testamento quando denunciavano la rottura dell’alleanza di Israele con Dio e si scagliavano contro le ingiustizie sociali, l’idolatria e le impurità che vedevano diffuse nel loro tempo.
Anche la ribellione di Gesù è rivolta contro le impurità; le prime che incontra sono quelle dei demoni che abitano gli uomini, come nell’episodio dell’esorcismo nella Sinagoga di Cafarnao.
E’ proprio nel ruolo di esorcista che Cristo si fa inizialmente conoscere. Un ruolo di cui oggi facciamo più fatica a comprendere il significato e che, come ci spiega l’autore, nella Terra d’Israele può assumere un carattere di ribellione, anche se non contro l’autorità politica romana: “Fa qualcosa di più immediato”, scrive Busi, “zittisce i demoni e, zittendoli, mostra a tutti che è possibile sconfiggerli”.
Quella animata da Gesù è una lotta spirituale che si svolge nel nostro mondo, anche se ha lo scopo di raggiungere un Regno ulteriore; una lotta che supera i confini spazio-temporali, quelli che dividono sacro e profano, le norme derivate dall’autorità, dal potere costituito o dalle convenzioni di scribi e farisei.
In fondo è una ribellione anche contro il concetto stesso di regalità, che nella figura di Gesù trova un Re inedito che si fa servo per i propri sudditi. Un “principio di rovesciamento” che troviamo anche nel precetto di amare non solo l’amico ma anche il proprio nemico, e nel “date e vi sarà dato”, in cui debitore e creditore invertono i propri ruoli.
Fornendoci continuamente nuovi spunti di riflessione, Busi ripercorre e commenta tutto il racconto dei Vangeli fino alla Passione e alla Resurrezione, il cui mistero e la cui luce, come scrive, ci avvolgono ancora oggi.